Vitamina D

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La somministrazione di vitamina D in caso di carenza documentata è una terapia spesso necessaria  che riguarda innumerevoli tessuti e funzioni biologiche. La specie umana  si è sono evoluta  da precursori che occupavano in un ambiente catatterizzato da notevole illuminazione solare. L’accrescimento delle capacità intellettive ha comportato processi di emograzioni impressionanti che hanno consentito la conquista di tutto il pianeta.  Migrando verso latitudini elevate, dove non è presente una forte luce solare durante l’autunno e l’inverno e adottando indumenti che coprono la maggior parte del corpo, si è verificato un alterato metabolismo della vitamina D.  Un alterato apporto di vitamina D è la conseguenza del trasferimento della produzione del cibo dalla agricoltura  verso impianti chimici industriale. La vitamina D  agisce quasi come un ormone e si manifesta cona una struttura che ricorda gli ormoni steroidei. Le attività svolte da questa vitamina son passate indenni da modificazioni attraverso milioni di anni di evoluzione e selezione naturale e sono tuttora presenti in specie come le scimmie ed i babbuini. In passato medicina ha considerato la vitamina D principalmente in relazione al rachitismo. Successivamente si è però scoperto che tale vitamina aumenta l’efficienza del sistema immunitario, interagisce con la corretta espressione del sistema osteomuscolare, protegge il sistema cardiovascolare, il sistema nervoso  ed  è in grado di prevenire il cancro.

La vitamina D è descritta oggi come un micronutriente irrinunciabile  e inteferisce con la produzione di più di 200 peptidi indispensabili nella lotta contro un vasto numero di malattie. La vitamina D  è pertanto una delle migliori difese contro invecchiamento, inabilità e sofferenza. Il termine vitamina D  riguarda un gruppo di  5 diverse vitamine liposolubili ovvero: vitamina D1, D2, D3, D4 e D5. Per essere trasformate in forme attive queste vitamine necessitano dei raggi ultravioletti. Il sole è pertanto necessario al loro funzionamento.  L’assorbimento della vitamina D, come per le altre vitamine liposolubili, dipende dall’apporto, dalla qualità della bile e dalla integrità intestinale. Avere adeguati livelli di vitamina D per l’uomo e gli altri primati è vitale. Alcuni studi evidenzino come nel 50% di bambini ed adulti  si possa constatare una carenza  della “vitamina del sole”. I motivi di tale carenza significativa sono dovuti alle alterate caratteristiche della luce solare  indotte dalla manipolazione del clima e alla scomparsa di una alimentazione naturale con aumento esponenziale di quella prodotta a livello industriale. Le conseguenze della deplezione di vitamina D possono riperquotersi negativemente su innumervoli malattie.  La medicina convenzionale e l’industria farmaceutica propongono con veemenza  i farmaci chimici per ogni possibile condizione patologica, considerandoli attraverso processi di validazione da loro influenzati, come unica soluzione per  tali malattie. I farmaci chimici sono elevati al rango di terapia, mentre sulle vitamine e integratori si  sorride, semplicemente perchè questi ultimi non sono denotati da diritti economici connessi alo sfruttamento di brevetti. In caso di carenza, una associazione intelligente tra vitamina D e terapia farmacologica ridurrebbe la necessità effettiva di quest’ultima. La diffusa carenza di vitamina D è per l’industria del farmaco chimico una fonte ricchissima di guadagno. Per preservare tale carenza,  l’industria del farmaco chimico ha messo in commercio una marea di finti integratori con lo scopo di annacquare i possibili successi di un vero trattamento. Il fenomeno del falso ” biologico” e del falso “rimedio” è ormai una prassi censurabile ma purtroppo diffusa.

Una  lista di patologie causate o peggiorate dalla deficienza di vitamina D sarbbe troppo lunga per questa esposizione, ma riguarda le malattie più diffuse e pericolose.La vitamina D può essere dosata in modo molto semplice attraverso una analisi del sangue, che dovrebbe integrare quelle comunemente prescritte del medico curante. In Italia un livello inferiore a 30 ng/ml è considerato insufficiente. Le dosi da somministrare variano a seconda della situazione clinica. Secondo alcuni autori sarebbe preferibile una somministrazione giornaliera, mentre altri preferiscono una dose elevata episodica. La sommnistrazione episodica, pur elevando l’ adesione alla terapia è però meno naturale.  Una ricerca apparsa nel 2007 sull’ “American Journal of Clinical Nutrition” evidenzia l’assenza di tossicità in adulti con assunzione di 10.000 IU al giorno vitamina confermando tale limite come ancora tollerabile. La necessità effettiva di un tale dosaggio giornaliero è però inusuale, conferendo alla integrazione a dosaggi fisiologici giornalieri, una elevata sicurezza. Buone fonti alimentari di vitamina D sono: il pesce e gli oli che esso contiene, in particolare trota, sogliola, sgombro, salmone, pesce spada, storione, tonno e sardine. Anche le uova la contengono soprattutto il tuorlo. Secondo tali premesse la vitamina D dovrebbe essere parte almeno della metà delle prescrizioni di terapia. Il mancato rispetto di una adeguata integrazione in caso di carenza è deprecabile quanto frequente.

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