Agopuntura e Omotossicologia: Capitolo 9 pag. 226
La malattia può causare morte per espressione intensa di una delle fasi della tavola successive a quella di escrezione. Per malattia, in Omotossicologia, intendiamo un evento clinico manifesto, nella fase di Infiammazione, Deposito, Impregnazione, Degenerazione oppure Dedifferenziazione. Certamente le fasi a sinistra, nella tavola, comportano un rischio vitale ben minore di quelle allocate più a destra. Quando però un individuo, esprime una lesione sappiamo che tale strategia sarà utile alla sopravvivenza proprio perché tramite la lesione si cerca una compensazione, altresì non gestibile.
Pertanto si debbono ritenere gli eventi clinici, come un’opportunità biologica estrema di arginare una condizione instabile e tesa verso il decesso. L’individuo che produce una lesione, inquadrata in una delle cinque fasi successive a quella di escrezione, tende alla stabilità tramite la lesione. Questa strategia biologica, si espone certamente al rischio di fallire, soprattutto quando il sistema non sopporta la lesione.
Quando il malato non è in grado di tollerare l’evento clinico necessario, allora muore. Dunque la morte, avviene per eccessiva intensità di una delle cinque fasi della Tavola delle Omotossicosi, successiva alla prima. Questa situazione in realtà, è possibile ma non frequente, per il semplice fatto che le risposte biologiche tendono sempre ad essere più sensate di quello che i medici ammettono.
La condizione più frequente, è invece configurata dalla morte dell’individuo proprio durante la vicariazione, ovvero il passaggio da una fase della tavola ad una altra. La vicariazione progressiva, come quella regressiva, sono un momento di instabilità delicato. Proprio nel passaggio, possono prodursi reazioni di intensità non più sopportabili da un sistema di regolazione compromesso. A questo proposito, ricordiamo quanto esposto nel capitolo precedente sulle sequenze caratterizzanti la vicariazione. La morte, è spesso determinata in un andamento della vicariazione in Sequenza di Violazione, ovvero con doppio salto di fase. Questa condizione è altamente instabile e sollecita i sistemi di regolazione ad un intenso lavoro, talvolta ben superiore alla possibilità. Da questo deriva la condotta terapeutica, ben nota in omotossicologia, di ridurre la stimolazione del paziente quando le sue condizioni sono gravi, in quanto in quella situazione, anche una vicariazione regressiva, può non essere opportuna. Inoltre è altrettanto opportuno che il medico che adotta farmaci allopatici nel trattamento, usi il medesimo riguardo. Questa cautela, non certo per la capacità dei farmaci di indurre vicariazione regressiva, ma per la possibilità di indurre quella progressiva, soprattutto quando un malato non è in più grado di garantire un minimo di regolazione. Inquesta circostanza, si possono osservare anche reazioni paradossali alla somministrazione farmacologia.
Si porrebbe obiettare che un paziente, già affetto da patologia in fase di Dedifferenziazione, non può manifestare un’ulteriore vicariazione progressiva.