Glifosato e salute pubblica
Il glifosato è un erbicida ampiamente utilizzato e a largo spettro d’azione, con il quale si pregiudica la salute della povera gente da anni in barba a qualsiasi buonsenso. Il glifosato è stato sintetizzato per la prima volta nel 1950 dal terribile chimico svizzero Henri Martin, ma è stato commercializzato come diserbante nel 1974 dalla Monsanto, un colosso con enormi responsabilità su ciò che accade sul pianeta terra. Come in un copione che si ripete, anche il glifosato è stato a lungo considerato innoquo. L’onere della prova di tossicità spetta infatti in una logica inversa a chi ammala e non a chi malattia determina. Una volta dimostrata la tossicità le aziende produttrici cambiano tossico e il gioco inizia da capo. Pertanto dopo aver disperso il glifosato sulla maggior parte delle superfici coltivabili, solo ultimamente si discute sull’impatto che ciò ha relativamente alla salute. Una volta finito di impegnare l’ambiente, si osserva come il glifosato crei inquinamento ambientale, riduca la biodiversità, modifichi il DNA, arrivi negli alimenti e negli organismi. Per la IARC International for Research on Cancer “potrebbe” essere causa di tumori.
La Francia ha deciso di mettere al bando il glifosato, come annunciato dal ministro dell’Ecologia Ségolène Royal. La manovra riguarda purtroppo soltanto quei prodotti che contengono glifosato associato ad altri ingredienti. Vietare il glifosato in un solo piccolo paese della terra è però almeno risibile. I tossici ambientali non conoscono le frontiere e in particolare non conoscono quelle della Francia. L’autorizzazione dell’UE all’uso del glifosato scade a fine giugno 2016 e vista la crescente paura della popolazione, nonchè la forte pressione mediatica degli ultimi mesi per questo erbicida, si propone di rinnovare l’autorizzazione all’uso del glifosato per soli sette anni invece dei quindici previsti. La Ue è da sempre lenta nei confronti degli interessi di chi inquina e in tal modo si rischia di determinare malattie. Se è noto o si sospetta che una sostanza danneggi la salute non si capisce perchè consentirlo per sette anni piuttosto che quindici possa essere una soluzione. Il glifosato non avrebbe dovuto essere utilizzato fino alla dimostrazione avvenuta della sua tollerabilità biologica.
Gli interessi in gioco sono enormi e l’ etica di chi se ne occupa talvoltao limitata. Utilizzare chimica e tossici in agricoltura non solo aumenta i profitti per l’industria agroalimentare e per le aziende che producono i prodotti utilizzati. Bisogna superare la arretratezza culturale e sopratutto la spregiudicatezza del business per il quale prima si adotta per anni un tossico come fosse acqua fresca e poi si passa al successivo. La rimozione manuale o meccanica delle piante infestanti è il metodo più sicuro sia per la salute umana sia per l’ambiente. Usare diserbanti o qualsiasi altra diavoleria chimica nell’ambiente e di conseguenza nella nutrizione non è sbagliato quando si dimostra la tossicità, ma prima ancora di iniziare. Sulla salute dovrebbe valere un principio di precauzione e non certo il contrario. Purtroppo affidare a gruppi di intersse industriale il controllo della salute e dell’ambiente è come affidare il pollaio alla volpe. La situazione potrà cambiare solo con un salto di consapevolezza che porti a posizioni di prevenzione del danno piuttosto che di contenimento a danno avenuto.