Donne che assumono troppi antibiotici
Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Antimicrobial Chemotherapy le donne assumono mediamente il 27% in più antibiotici rispetto agli uomini. Una donna a parità di situazione clinica al momento della prescrizione ha una probabilità ben maggiore di un uomo di ricevere un trattamento a base di antibiotico. Si tratta di una metanalisi che considera i dati provenienti da vari paesi tra cui l’Italia e relativi a un totale di oltre 44 milioni di individui. La probabilità che ad una donna venga somministrato un antibiotico sale al 36 % per donne tra 16 e 34 anni e al 40 % per donne tra 35 e 54 anni.
Le marcate differenze osservate non trovano giustificazione alcuna in una differente epidemiologia. La frequenza delle malattie di ambo i sessi non giustifica il dato. Le differenze tra uomini e donne sono state però osservate maggiormente su alcune categorie di antibiotici e non su altre. Gli antibiotici con maggiori differenze di genere nelle prescrizioni sono le cefalosporine e i macrolidi comunemente usati per infezioni delle vie respiratorie. Invece risultano equamente prescritti le categorie di antibiotici usati spesso per infezioni delle vie urinarie. Interpretando i dati forniti sulla fascia di età delle donne alle quali maggiormente si prescrivono antibiotici e il tipo di antibiotici implicato appare evidente la motivazione per un maggiore consumo di antibiotici nel femminile.
Donne nella fascia di età più a rischio hanno più frequentemente degli uomini responsabilità multiple ovvero lavorano, gestiscono la propria famiglia, talvolta anche i genitori anziani. Una paziente che ha queste complesse responsabilità può risultare poco incline a curare disturbi infettivi stagionali con rimedi sintomatici e riposo. Generalmente queste donne trascurano il riposo perchè non possono diversamente e prevengono o curano le complicanze di inizialmente banali malattie infettive con una immediata copertura antibiotica. Il loro coetaneo di genere maschile quando patisce una malattie delle prime vie aree, avendo meno responsabilità di vita ed essendo spesso molto più tutelato sul posto di lavoro beneficia maggiormente di trattamenti che non implicano antibiotico e si basano sul riposo.
La maggior prescrizione di antibiotici per le vie respiratorie nelle donne di fascia tra 35 e 54 anni arriva al 40% rispetto agli uomini . Si tratta di una dato allarmante sul quale riflettere perchè implica nel tempo rischi sanitari da considerare. Consumare antibiotici come caramelle, anche se per motivazioni più che evidenti, determina un abbattimento della prospettive di salute e un maggior rischio. Gli antibiotici sono una strumento potente nelle mani del medico, ma non dovrebbero essere utilizzati per consentire uno stile di vita malsano. Uno stato “illuminato” dovrebbe prevedere politiche di tutela mirate per le donne esposte. Questo rappresenterebbe non solo un tassello di giustizia nel rapporto fra i sessi, ma anche un risparmio nella spesa nella sanità pubblica.