Agopuntura e Omotossicologia: Capitolo 9 pag. 225
decesso
Altrettanto la cute, costituisce un ingresso per una terapia protesa a ristabilire Equilibrio di Fase. Una terapia di regolazione, può impiegare strumenti diversi dall’ago, per stimolare un agopunto. Nella pratica clinica, si ricorre alla stimolazione con fonti di calore, elettrostimolatori, laser o fonti di stimolazione meccaniche. L’agopunto, è certamente anche un preciso ingresso per la somministrazione di rimedi omotossicologici, idonei ad interferire con le sequenze di eventi clinici, espresse dal malato. Si tratta di un intervento sull’organizzazione temporale degli eventi clinici di un malato, espressione immediatamente visibile di Equilibrio di Fase, in relazione alla posizione del sole. In ogni caso, l’approccio alla malattia intesa come conseguenza di disregolazione, è quello di ripristinare la compromessa efficienza dei sistemi di regolazione.
La morte, nella definizione scientifica sopraccitata, appare un processo di un’unica natura. Infatti la morte, viene dichiarata per scomparsa dei segni di vita certi. Questa modalità di definire, si concentra sull’esito e non sul percorso. Se esaminiamo invece la morte, confrontando la sequenza di eventi clinici, caratterizzanti il percorso verso la morte, allora dobbiamo distinguere almeno tre situazioni ben diverse:
1) morte naturale
2) morte come esito di malattia cronica
3) morte traumatica o come esito di malattia acuta
I casi di morte naturale, capitano raramente all’osservazione del medico e rischiano di essere considerati un mito, piuttosto che la regola. Non di meno, queste tre condizioni, vanno esaminate in modo differenziato. Applicando la Tavola delle Omotossicosi, la morte naturale, è una sospensione delle funzioni vitali, in una situazione clinica che presenta al massimo, la sola attivazione della fase di escrezione.
Si tratta della morte per vecchiaia e senza sofferenza. Anche questo tipo di morte, nell’epoca attuale, è molto rara. Infatti l’enorme diffusione delle malattie croniche, tende a normalizzare la convinzione per la quale, la vita termina per una malattia di lunga data non più gestibile. La morte naturale e la morte traumatica o acuta sono state nella storia e nell’evoluzione dell’uomo, le condizioni più frequenti.
Nel mondo animale, questa condizione, con certi limiti, sussiste ancora. Infatti più l’animale condivide l’ambiente con l’uomo, più il suo carico tossico, non si distingue da quello dell’uomo. Inoltre l’animale domestico, spesso è incluso nel Campo Emozionale turbato del suo padrone. Solo quando l’animale condivide le cattive abitudini degli essere umani, può esprimere malattia cronica. Per l’animale inserito nel suo habitat naturale, morire di vecchiaia o come esito di un evento acuto è sicuramente più frequente, rispetto all’uomo. Se esaminiamo, con la Tavola delle Omotossicosi, la morte, come esito di malattia, è necessario specificare come e quando questo avviene.